Nelle ultime settimane si parla molto di PIR, Piani Individuali di Risparmio, e della loro apertura al Real Estate. Questa novità dovrebbe portare nuove risorse alle imprese del settore e potrebbe rappresentare una nuova opportunità di investimento per i piccoli risparmiatori.
Introdotti a inizio 2017, i PIR – Piani Individuali di Risparmio – hanno già riscosso molto successo tra i risparmiatori italiani. Nel primo semestre la raccolta è stata di oltre 5 miliardi e le stime prevedono di arrivare a 70 miliardi in cinque anni. Inevitabile, quindi, l’entusiasmo acceso dalla Legge di stabilità 2018 che, salvo dietrofront dell’ultima ora, consente di inserire nei PIR anche i titoli immobiliari, rimasti fino ad ora esclusi. A molti era sembrata una contraddizione lasciar fuori l’immobiliare (che vale il 18% del Pil) da uno strumento pensato per incanalare i risparmi privati verso l’economia reale. I PIR sono, infatti, strumenti di investimento di medio periodo strutturati per convogliare i risparmi privati verso piccole e medie imprese.
Accessibili ai piccoli risparmiatori, che possono investire da 500 a 30.000 euro l’anno per almeno 5 anni, i Piani possono contenere diversi strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni, quote di fondi legati ad imprese. Per beneficiare della detassazione degli utili, almeno il 70% del valore complessivo deve essere investito in strumenti finanziari emessi o stipulati da imprese residenti o con attività stabile in Italia e, di questo 70%, almeno il 30% deve essere investito in strumenti finanziari emessi da PMI.
Se dal 2018 potranno entrare nel paniere degli investimenti consentiti ai PIR anche i titoli immobiliari, ciò comporterà una bella iniezione di finanziamenti nuovi per le imprese del Real Estate. Le stime dicono che nel primo anno la raccolta potrebbe portare tra i 500 e gli 800 milioni di euro, destinati ad aumentare negli anni a venire. Ai risparmiatori converrà investire nei PIR immobiliari? A fronte di una crescita della domanda abitativa, si può dire che il settore immobiliare ha ancora molto da offrire, soprattutto se il focus è sui patrimoni “distressed”.
Le iniziative immobiliari rimaste “congelate” negli anni della crisi rappresentano un bacino di opportunità interessanti: rilevabili a prezzi più contenuti rispetto al costo delle nuove costruzioni, se opportunamente rigenerate, possono essere ricollocate sul mercato a prezzi fortemente competitivi, incontrando più facilmente l’interesse degli acquirenti. Ciò innesca un circolo virtuoso sia per le aziende, messe nelle condizioni di avviare e concludere, in tempi contenuti, iniziative di rigenerazione immobiliare, che, di rimando, per chi ha sostenuto l’investimento.
Va detto che questo tipo di lavoro comporta, per le società del settore, nuove competenze rispetto al passato: una struttura capace di analizzare le reali potenzialità dei “distressed”, di rilevarli, rigenerarli e intercettare il pubblico potenziale per finalizzare in tempi brevi la vendita. Ci sono già esperienze positive in tal senso. Dvision, ad esempio, fa parte del Gruppo Dmore, specializzato in iniziative immobiliari ad alto valore aggiunto, che ha già portato a conclusione progetti di rigenerazione focalizzati sui distressed, con risultati molto positivi.
I PIR immobiliari ci sembrano una bella novità: sono strumenti che mancavano nel panorama della gestione del risparmio, utili a portare nuova linfa al settore del Real Estate. La detassazione di rendite e plus valenze li rende estremamente interessanti per investire cifre anche contenute e diversificare il portafoglio. Partendo dal proprio profilo di rischio, dalle risorse disponibili e dalle aspettative, possono essere un’opportunità per valorizzare i propri risparmi, investendo in un settore che ha ancora molto da offrire.